Spazi Monumentali, eterno vagare pt.2

Appunti di Viaggio

Il viaggio interiore non è che all’inizio. Così come quello all’interno dello spazio cimiteriale. Prosegue il racconto iniziato la scorsa settimana

Il tempo di scendere le scale e spicca l’edicola Bocconi, con un baldacchino in stile liberty. Poco distante, l’edicola Falck, simile ad un obelisco in marmo di Carrara, poi ancora il Monumento Chinelli, con una scultura di Lucio Fontana e la celebre edicola Campari, che ospita le spoglie del figlio del fondatore della celebre azienda produttrice di bevande.
“Ale, credi che le nostre saranno così maestose? Quale architetto le disegnerà? E quale artista le realizzerà?”
“Io credo che la tua sarà… sì, sarà… in un tempo così lontano, da non essere mai realizzata! Ahahah!”
“Scherza, scherza pure! Ma lo sai… l’unica certezza di questa vita è che… non ne usciremo vivi!”

Guardarono l’orologio e si resero conto che dall’incontro erano già passate un paio d’ore. C’è da dire che nelle ore calde della giornata qui si trova una bella frescura, al riparo delle fronde degli alberi. Continuarono il percorso.

Era il turno dell’edicola Dompè di Mondarco. Da lontano sembrava il dorso di un enorme armadillo, piegato in preghiera. Avvicinandosi i due si resero conto che chiamarla “edicola” non rendeva la maestosità di quella che era più una cappella, dotata di altare e gradini con sopra una struttura di rame a dargli un aspetto così particolare.
Subito dietro, un’altra cappella dalla forma particolare. Sembrava un enorme blocco di marmo opacizzato dal tempo, con sopra scolpite delle figure femminili e invece scoprirono che era più un viaggio simbolico rappresentante la vita, dalla culla, al termine: si trattava dell’edicola Toscanini, ospitante le spoglie del celebre maestro d’orchestra.

Edicola Bocconi
Edicola Bocconi

I due erano arrivati al centro geografico del complesso, lì dove sorge l’ossario. L’architettura richiamava quella del Famedio, con strisce orizzontali di pietre bicrome. Solo che in questo caso, invece di essere bianco-nere, erano rosso-bianche. Vicino a questo, trovarono tra le architetture più strane di tutto il complesso.
Una piccola piramide sorgeva proprio alla destra dell’ossario centrale. Davanti a questa, la raffigurazione del dolore con accanto una sfinge, scolpite da Giulio Monteverde. La strana tomba portava il nome di edicola Bruni.
Dalla parte opposta invece, l’edicola Calegari si distingueva per un’architettura moderna e gotica al tempo stesso. I due lessero che a realizzare quest’opera fu lo stesso architetto del cimitero: Carlo Maciachini.
Nemmeno il tempo di proseguire per il viale centrale, che dovettero fermarsi di nuovo. Si trovarono davanti una costruzione conica troncata in alto. Ma non un obelisco. Piuttosto una scultura lineare, cava al suo interno, ripiegata verso l’alto a mo’ di spirale. L’edicola Bernocchi li aveva rapiti, con i 30 riquadri scolpiti recanti la Passione di Gesù Cristo.

Edicola Dompè
Edicola Dompè

I 625 metri del lunghissimo viale centrale terminava con un tempio dalle linee neoclassiche doriche, che invece che rapire i due, gli fece provare un brivido: all’interno di quello che una volta era il locale crematorio, decine di loculi impilati con date di nascita risalenti a oltre due secoli prima. Lessero alcuni nomi, guardarono alcune foto ottocentesche sbiadite e al sibilare di un fruscio di vento, saltarono in aria, spaventati da chissà cosa.
“Hey, perché quel sussulto?”
“Chi? Io? Ma va! Ho vissuto talmente tante avventure… cosa vuoi che sia un cimitero!”
“Forse dopo tutto questo spazio aperto, pensare che qui dentro questi loculi angusti ci sono i resti di decine di persone morte più di due secoli fa…”
“Cosa? Ormai sono andate… credo”
“…sicuro?”

— – silenzio – – –

Al prossimo racconto!

Pubblicato da mattrossblog

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