Tutti a Bordo pt.1

Te c’hanno mai mannato…

Oggi ci imbarcheremo in una nave speciale, direi unica al mondo, lunga 900 metri e larga 90: il suo nome è “Isola Tiberina”. Infatti non tutti sanno che l’isola tiberina in epoca romana aveva la forma di una Nave.
La leggenda narra che l’isola si sia formata con le spighe di grano raccolte dal popolo nel Campo Marzio, possedimento dei Tarquini, gettate nel fiume in segno di rivolta contro l’ultimo Re Tarquinio il Superbo.
In realtà l’isola è una formazione naturale che, insieme ai sette colli, ha contribuito alla nascita di questa grande città.
Punto strategico e naturale sul fiume Tevere, l’isola romana così come Roma si trasformò con il passar del tempo, prendendo la forma di una Nave di Marmo, ma soprattutto divenne il luogo del culto della Medicina.

Bagagli alla mano, saliamo sulla Nave passando sul famoso Ponte Fabricio o dei Quattro Capi. Stiamo camminando su uno dei ponti più antichi di Roma, costruito da Lucio Fabricio, curatore delle Strade nel 62 a.C. . Il ponte è conosciuto anche con il nome dei Quattro Capi per via di una leggenda: quattro architetti, incaricati da Sisto V di restaurare il ponte, non andavano d’accordo scatenando tra loro continui e violenti litigi. A fine lavori Papa Sisto V, indispettito dal comportamento degli architetti e dalle voci che circolavano nei rioni, li fece decapitare sul ponte, ma in ricordo dell’ottimo lavoro che gli architetti – nonostante i litigi avevano svolto – decise di dedicare loro un monumento con quattro teste unite.

Englesiano al Ponte Quattro Capi
Englesiano al Ponte Quattro Capi

Mentre noi attraversiamo questo storico ponte un membro dell’equipaggio della nave ci osserva dalla Torre medioevale che ci accoglie sull’isola. Infatti osservando bene la torre vediamo incastonata nel muro la testa in marmo di una giovane ragazza che ci scruta: è la Pulzella, così chiamata dal popolo per via di una leggenda che racconta di una damigella prigioniera nella torre per aver rifiutato come sposo un aristocratico; ancora oggi, con lo sguardo verso il ponte, attende il ritorno del suo amato dalla guerra, per essere liberata.
Purtroppo per noi il suo amore non c’è, così procediamo per la nostra direzione e, appena superato il ponte Fabricio, sulla destra dobbiamo fare il Check in: ad attenderci sulla parete troviamo la Madonna della Lampada che nel 1577, sommersa da una piena del Tevere, mantenne il proprio lumicino acceso anche sott’acqua. Viene quindi ritenuta miracolosa.

A questo punto, superato il Check in, ci inoltriamo nella nostra Isola a forma di Nave percorrendo il Vicus Censorius, l’unica strada che collegava i due ponti dell’isola. Sulla sinistra, appena superata la Madonna miracolosa, troviamo la facciata della Chiesa di San Giovanni in Calabita, costruita sui resti del Tempio di Giove Garante dei giuramenti. Al suo interno troviamo la vera immagine della madonna della Lampada e le reliquie del Santo che dà il nome alla chiesa.

Veduta dall'Isola Tiberina, verso Ponte Rotto
Veduta dall’Isola Tiberina, verso Ponte Rotto

Quanta storia nell’arco di pochi passi! Non abbiamo che percorso una ventina di metri e già siamo estasiati dalle curiosità che questa piccola isola può regalarci. Ci attendono altre due domeniche in compagnia di oscuri segreti, una confraternita che esce in corteo il 2 novembre, e…

Se non te c’hanno mannato… Vacce!!!

Lascia un commento