Lui, 1669, Idda pt. 2

Appunti di Viaggio

Nel primo episodio abbiamo appena scalfito le vicende storico-geologiche catanesi. Siamo nel diciassettesimo secolo e gli eventi proseguono…

Come Lui ha detto, il Castello doveva fungere da punto d’osservazione e di difesa contro attacchi marittimi. Ma l’eruzione del 1669 fu così potente da spostare la linea di costa indietro di centinaia di metri: d’improvviso divenne una costruzione d’entroterra. E nuove possibilità venivano date a persone bisognose di spazi in cui costruire la propria abitazione all’interno delle mura cittadine: non male per Il nostro vecchio volpone, che con l’astuzia necessaria tirò su in quattro e quattr’otto un bel palazzetto nel nuovo centro cittadino!

Area archeologica dell’Anfiteatro
Area archeologica dell’Anfiteatro

Questa non fu l’unica eruzione che raggiunse Catania. Lui lo sapeva bene e ricordò quella del 252, episodio che gli fornì l’assist per raccontare altre bellezze della città. In quell’occasione, la lava raggiunse l’anfiteatro romano, ma si fermò prima di arrivarvi, dopo l’esposizione della sindone di Sant’Agata, morta l’anno precedente. Lui l’aveva conosciuta, la povera ragazza: aveva frequentato la sua famiglia, molto ricca, ma che fine orribile aveva fatto!
Tornando a noi, per visitare quest’opera romana bisogna percorrere via Etnea, il corso principale, luogo di passeggiate e shopping catanese, e girare la testa una volta giunti a Piazza Stesicoro. Non lo si vedrà ad una prima, frettolosa occhiata, ma bisognerà cercarlo sotto la pavimentazione odierna. Spunta fuori maestoso, e Lui ci assicura che un giro al suo interno vale proprio la pena.

La Fontana dell’Elefante
La Fontana dell’Elefante

Il giro con una guida così privilegiata come Lui non è finito: altro punto d’interesse legato a questa eruzione è la cattedrale di Sant’Agata. Situata in Piazza Duomo, davanti alla Fontana dell’Elefante e al Palazzo degli Elefanti, sede comunale, conserva in uno scrigno d’argento il velo rosso che secondo la legenda salvò la città dal fuoco etneo. Ma non solo nell’occasione nominata: anche in numerose eruzioni successive: 1169, 1329, 1381 …
La facciata è barocca, riccamente decorata e tripartita, come l’interno, in tre navate. Si possono tuttavia distinguere diversi stili, dal normanno al neoclassico, frutto delle diverse epoche costruttive che l’hanno portata ad essere l’opera d’arte odierna. Lui dice che una delle statue al suo interno è stata palesemente ispirata alla Sua figura. Mah.

La Cattedrale di Sant’Agata
La Cattedrale di Sant’Agata

Per vedere la potenza di fuoco de “’a Montagna” (altro nomignolo affettuoso dedicato dai catanesi all’Etna), a Lui piace avvicinarsi molto, percorrere le stradine che si inerpicano su, fino alla Schiena dell’Asino. Qui, con un breve percorso, è capace di portare chiunque ad ammirare dall’alto la Valle del Bove: una depressione totalmente nera, lavica, che dalla sommità scende a perdita d’occhio. Da quassù Lui ci sa indicare tutti i paesini che ha nominato in precedenza, e che ha aiutato a ricostruire nel tempo con la sola forza delle braccia, arrivando ad identificare fino agli Aci (Acireale, Acitrezza, …), sul mare, dov’è stato a lungo in rada il suo gozzo.

La Valle del Bove
La Valle del Bove

L’ora si è fatta tarda e bisogna tornare ad oggi, con le immagini televisive che nel frattempo mostrano una televendita di tarda notte. Il pub è vuoto e anche l’oste inizia a poggiare la testa sul bancone. Lui saluta gli assonnatissimi amici, promettendo di raccontare qualche altra fantastica avventura al prossimo appuntamento. Quando? Beh, Lui solo lo sa!

Al prossimo racconto!

Pubblicato il 24 marzo 2023 su SevenBlog

Pubblicato da mattrossblog

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