Si vis pacem, para bellum pt. 1

Appunti di Viaggio

Dicono che tutte le strade portino a Roma. Se questo è vero, è ancor più vero dentro Roma.
Mi spiego meglio. Guardando dall’alto una piantina della città, non si può non notarne il centro geografico. Un fitto dedalo di stradine che confluiscono in assi viari maggiori, la maggior parte dei quali costruiti attraverso gli sventramenti postunitari. Sì, perché la Roma rinascimentale sprofondava le sue radici nella città medievale e in quella imperiale ancor prima.
Rispetto alle altre capitali europee, quella italiana è la più ricca di storia e l’unica non andata a fuoco in grandi incendi. In questo modo la stratificazione è stata un’evoluzione naturale che ha portato il conservarsi di vicoli antichi.
Dopo il 1861 ed ancora più specificamente durante l’età fascista quindi Roma, più che una città moderna, aveva le sembianze di un grande paese, cresciuto disordinatamente.
I primi piani regolatori videro così la necessità di adeguarla a standard che sembravano irrinunciabili. Roma perse così il rapporto con il suo fiume, il Tevere, a vantaggio di muraglioni alti oltre 18 metri che l’hanno protetta dalle piene disastrose. Ma non solo. Scomparvero interi quartieri come Spina di Borgo per far spazio a grandi assi viari. Nacquero così Via della Conciliazione, Corso Vittorio Emanuele II, Via Nazionale, Via Cavour, i chilometrici Lungotevere e molte altre grandi vie di comunicazione.
Seguendo la vecchia Via del Mare, ora Via del Teatro Marcello, arriviamo nella sede di uno dei maggiori sventramenti del XX secolo. Un intero quartiere popolare venne abbattuto per far spazio non ad un’infrastruttura di viabilità, ma ad un monumento, che doveva rappresentare il simbolo di un’intera nazione in battaglia, l’impero che attraverso la guerra rinasce e si espande negli altri continenti. Stiamo parlando del “Vittoriano”.

Via del Corso vista dal Vittoriano, in fondo Piazza del Popolo
Via del Corso vista dal Vittoriano, in fondo Piazza del Popolo

Disegnato dall’architetto Giuseppe Sacconi, che vinse un concorso pubblico per la sua realizzazione, il monumento è intitolato al primo Re d’Italia, Vittorio Emanuele II. La costruzione iniziò nel 1885 e si fece in modo che allo scoccare del primo cinquantenario dall’unità fosse già fruibile al pubblico.
La sua collocazione portò all’abbattimento di chiese, ospedali, case e al trasferimento coatto di una gran quantità di persone in quartieri periferici di nuova costruzione. Il luogo scelto era simbolico: il Campidoglio, sede comunale della città di appartenenza e uno dei Colli dove venne fondata la Città Eterna. La bellezza di alcuni palazzi che ricadevano nell’area della sua realizzazione portò allo spostamento di questi, mattone dopo mattone. Insomma, un’opera colossale per il tempo in cui è stata realizzata.
Uno dei molteplici nomi con cui questo simbolo di potere militare è stato ribattezzato è “Altare della Patria”. Infatti al centro del piazzale mediano sorgono due bracieri dal fuoco perpetuo, sorvegliati da una guardia d’onore, che richiamano la simbologia classica della memoria al sacrificio per amor patrio. Questo nome gli fu dato dopo che, al termine del primo conflitto mondiale, vi trovò sepoltura la salma di un militare senza nome. Infatti tra i suoi vari nomi si annovera anche “Monumento del Milite Ignoto”.
Tutto ciò è collocato appena al di sotto della grande statua rappresentante la Dea Roma, in onore alla città che ospita questo Altare laico.
Una grande curiosità è che da “contraltare”, alle sue spalle, sorge una delle chiese più affascinanti di Roma, ovvero Santa Maria in Ara Coeli, celebre per la sua scalinata che sembra infinita (124 gradini!).

Vista con la scalinata di Santa Maria in Ara Coeli e in fondo il Teatro Marcello, con la vecchia Via Del Mare
Vista con la scalinata di Santa Maria in Ara Coeli e in fondo il Teatro Marcello, con la vecchia Via Del Mare

La maestosità del Vittoriano è grande almeno tanto quanto la storia del luogo in cui sorge. Durante gli abbattimenti e la successiva costruzione venne creata una commissione apposita per stabilire se i vari ritrovamenti archeologici che si susseguivano dovessero essere risparmiati, ricollocati o distrutti. La scelta spesso è stata così ardua che vari sindaci, archeologi ed esponenti politici si sono contrapposti a gran voce alle distruzioni in atto, fino ad alzare la voce in parlamento. Il progetto stesso è stato più volte rivisto e modificato, per far spazio a luoghi sotterranei di cui all’inizio non si conosceva nemmeno l’esistenza. I locali ritrovati durante gli scavi sono così estesi in profondità da essere stati utilizzati anche come rifugi antiaereo durante la seconda guerra mondiale!

Salendo verso la sommità si notano le statue di quattro vittorie alate e sulla sommità di un porticato enorme, imponente (lungo 72 metri, con colonne alte 15 metri), sono poste le statue della Quadriga della Libertà e della Quadriga dell’Unità, riconoscibili da lontano, da moltissimi celebri affacci in città. Sul cornicione superiore del colonnato sono presenti le raffigurazioni delle Regioni d’Italia.

Il sommoportico
Il sommoportico

Abbiamo solo iniziato la visita a questo splendido, albo monumento. La prossima settimana proseguiremo… con una sorpresa finale!

Al prossimo racconto!

Pubblicato su Sevenblog il 27 gennaio 2023

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Pubblicato da mattrossblog

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