Il Fucino pt. 1

Appunti di Viaggio

Le genti di montagna sono prosaicamente definite come pervicaci, cocciute, “capoccione”. C’è un popolo in particolare le cui peculiarità corrispondono a questi aggettivi. Credo che cercando banalmente su internet o chiedendo a qualche conoscente, chiunque possa identificare gli abruzzesi come dei gran testardi.
Di primo acchito potremmo vederlo come un bruttissimo difetto. La storia e la geografia di questa regione ci dimostra però l’esatto contrario: per vincere nemici come popoli ostili e un territorio non proprio facile bisogna avere una grandissima ostinazione, una resistenza da maratoneta.

Esempio calzante di questa mentalità è la zona del Fucino. Da sempre viavai di popoli e crocevia della storia italiana e non solo, affonda le sue radici nell’età del bronzo. A testimonianza di queste origini, sono varie le grotte che sono state ritrovate sulle montagne del Parco Naturale Regionale Sirente-Velino.
In seguito si sono succeduti vari popoli. Alcuni più celebri, come gli Equi e i Marsi (da cui tutta la zona prende il nome), altri meno, come gli Angizi, di cui si è ritrovato uno stanziamento presso Luco dei Marsi.

Di sicuro con le tecnologie odierne sarà capitato di passare sopra questa enorme piana guardando con Maps, o quantomeno di percorrere la A25 in direzione mare da Roma, magari per un’estate di sole verso la Puglia. Campi coltivati a perdita d’occhio colpiscono per la regolarità con cui il terreno è suddiviso e per l’estensione che raggiungono. In pochi però sanno che l’origine di questa piana è da attribuire all’imperatore romano Claudio. Attraverso particolari studi ingegneristici e all’impiego di 30.000 schiavi fece scavare un cunicolo emissario per svuotare il lago preesistente. Ebbene si. Il Fucino prima era un lago.

Una veduta passata sul lago del Fucino
Una veduta passata sul lago del Fucino

Ad oggi i cunicoli di Claudio sono ancora visitabili. Si trovano a sud di Avezzano e danno origine ad un emissario che si può osservare a Capistrello. Qui troverete anche un’opera ingegneristica moderna, ovvero una ferrovia elicoidale costruita nel XIX secolo che permise di superare i 100 metri di dislivello tra la valle Roveto e i piani Palentini attraverso 7 gallerie e con una pendenza media del 20 per mille. Ai tempi una vera e propria sfida vinta!

Il prodotto tipico del Fucino è la patata, riconosciuta con il marchio IGP dal 2016. Ma la piana non è famosa solo per questo. Ospita infatti il Centro Telespaziale, con grandi antenne paraboliche visibili da molto lontano. Basti pensare che è il più grande teleporto al mondo per usi civili.
La tecnologia però non si ferma qui. Guardando verso il Sirente, in direzione della piccola Collarmele, si notano in lontananza dei giganti che sembrano agitare le braccia al vento: sono le pale eoliche costruite a partire dal 1998 in un grande parco che sfrutta il vento di questa regione trasformandolo in energia verde.

Il Parco Eolico di Collarmele
Il Parco Eolico di Collarmele

La modernità sta arrivando prepotente da querte parti, anche se la storia medievale e moderna è presente in ogni vicolo di questi paesi. Ne scopriremo segreti più o meno noti vagando attraverso questa pianura artificiale. Il lato più nascosto però ce lo riserva una sorpresa improvvisa che non ha nulla a che fare con quanto visto finora e che viene fuori prepotente da alcuni campi incolti tra strade sterrate.
Ci vediamo…

Al prossimo racconto!

Testo pubblicato il 25 marzo 2022 su SevenBlog

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Pubblicato da mattrossblog

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