Capistrello

Appunti di Viaggio

Si nasconde quasi tra due montagne che svettano proprio sopra. O forse fa la guardia tra il Fucino e la valle del Liri. Capistrello si sviluppa all’interno di un passo che divide idealmente l’Abruzzo dal Lazio e custodisce alcuni dei capolavori di ingegneria più entusiasmanti dell’antichità e non solo. Ma andiamo con calma.

Cartello stradale turistico di Capistrello
Cartello stradale turistico di Capistrello

Capistrello sorge nella comunità montana della valle Roveto e sembra che l’etimologia confermi l’impressione di unione tra diverse regioni: capistrum infatti significa “cavezza” o “a capo della stretta”. Di certo si ha la testimonianza dell’appoggio al Re Tullo Ostilio nella guerra contro Albalonga, anche se la nascita ufficiale si attribuisce all’Imperatore Claudio, che lo rende celebre nel mondo antico per la costruzione nel suo territorio dell’emissario di Claudio, il canale costruito tra il 41 e il 52 d.C. che ha permesso il prosciugamento del lago del Fucino a vantaggio dell’economia agraria locale.
Durante il medioevo da qui passava l’unica strada che collegava il Fucino con Napoli. Il territorio in seguito è stato amministrato dai Longobardi, dai Franchi, dai Normanni, dal Ducato di Spoleto e dagli Angioini, che qui stabilirono una dogana, al confine del Regno delle Due Sicilie.

Municipio di Capistrello
Municipio di Capistrello

Dopo l’Unità d’Italia, Capistrello divenne sede di opere di Genio civile al passo con la tecnologia dell’epoca. Una generazione di minatori impegnati in grandi opere in giro per il mondo, come lo scavo della galleria del Gran San Bernardo o del traforo del Monte Bianco, permise la riapertura dei cunicoli claudiani dopo secoli di abbandono e la costruzione di un’opera ferroviaria al tempo unica al mondo: la Galleria Elicoidale del Roveto.
In poche parole, il dislivello tra le due valli menzionate prima non permetteva il collegamento su ferro di una grande porzione d’Italia, ostacolando la costruzione della Avezzano-Roccasecca. L’ingegnere Ernesto Mangiarotti progettò un sistema di sette trafori ad andamento elicoidale che, con una pendenza del 20 per mille e un raggio minimo di 300 metri, permettesse di superare i 102 metri di dislivello in soli 5 km di percorso. Una vera meraviglia, ammirabile tutt’oggi!

Non per ultimo, nella stessa valle, si possono osservare i resti della vecchia centrale idroelettrica Torlonia, proprio allo sbocco dell’emissario claudiano e sotto alla ferrovia ottocentesca!

Paesaggio con la Galleria Elicoidale, i resti della centrale elettrica Torlonia e l'emissario claudiano
Paesaggio con la Galleria Elicoidale, i resti della centrale elettrica Torlonia e l’emissario claudiano

Prima di andare via non perdete la chiesa del patrono di Capistrello: Sant’Antonio di Padova. In realtà in origine era dedicato ad un altro Antonio, abate. Il restauro del XII secolo però sancì anche il cambio di dedizione. Purtroppo il terremoto del 1915 (qui per saperne di più) non ha risparmiato questo edificio di culto, che è stato ricostruito tenendo fede alle linee originarie, ma con materiali e un disegno moderni. Dietro la facciata austera e a spioventi larghi si celano tre navate e una pianta a croce latina.

Sant'Antonio di Padova
Sant’Antonio di Padova

A questo punto scendiamo verso il paese basso, costruito secondo canoni novecenteschi, con caseggiati post-terremoto. Ad oggi qui vivono circa 5000 persone e dal 2004 è stata insignita della Medaglia d’Oro al Merito Civile per un eccidio nazista qui avvenuto durante la Seconda guerra mondiale ai danni di civili inermi.
Se potete, visitate Capistrello durante l’autunno: troverete la Roscetta della Valle Roveto, una castagna tipica di queste zone e la Cococcia, la zucchina tipica di qui.

Al prossimo racconto!

Pubblicato da mattrossblog

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