Santa Iona e Castelnuovo

Appunti di Viaggio

Proseguiamo il percorso sulle montagne del Velino, ma decidiamo di non dirigerci verso l’altopiano delle rocche. Scendiamo verso una piccola frazione di Ovindoli. Il suo nome compare scritto in diversi modi, a seconda che sia riportata la dicitura storica o quella moderna: nel primo caso Santa Iona, nel secondo Santa Jona.
Ad un primo sguardo, piuttosto frettoloso, sembrerebbe derivare dalla figura biblica di Giona. Invece è il frutto di un processo di modifica dialettale che è partito da Santa Eugenia, protettrice di questa frazione di Ovindoli. Santa Iona è stato comune autonomo dal 1806 al 1811.

Torre di Santa Iona
Torre di Santa Iona

Il borgo si è sviluppato attorno ad una torre sorta all’epoca dell’incastellamento della valle, nel XIII secolo, per volere dei conti Berardi di Celano. Attorno questo avamposto di avvistamento tra il Fucino e la valle de L’Aquila col tempo è sorta un’Universitas (qui ho parlato del significato di questa parola) ricompresa nella contea di Celano. Chiaramente la torre era in allineamento visivo con le fortificazioni di San Potito e Celano a valle e Ovindoli e Rovere a monte. La torre è a pianta circolare ed ospita una mostra permanente paesaggistica e naturalistica sul Parco Sirente-Velino ed un osservatorio astronomico oltre ad una mostra di opere d’arte del XX secolo.
Oltre alla torre al centro del nucleo abitato non rimane molto dell’epoca medievale, poiché le mura sono state inglobate negli edifici che nel tempo sono sorti a ridosso di queste, in un normale processo di stratificazione architettonica. La stessa torre vede un lento declino dal XVI secolo: viene pian piano abbandonata e risente dei vari terremoti che colpiscono nel tempo l’Abruzzo. Il novecento è il secolo della rinascita, con ristrutturazioni che l’hanno riportata agli antichi fasti.
La chiesa di Santa Maria di Collemarciano è del 1950 e come tutto il territorio è frutto di una ricostruzione dovuta al terremoto del 1915 (qui e qui per sapere di più su questo disastro).

Chiesa si San Giacomo e San Pancrazio a Castelnuovo
Chiesa si San Giacomo e San Pancrazio a Castelnuovo

Non troppo lontano da Santa Iona ci attende il piccolissimo borgo di Castelnuovo. Arrivando, da lontano, si nota già la conformazione “a pigna” che ne denota la storia medievale. Difatti nasce attorno al X secolo e l’origine del nome sembra derivare dalla necessità di distinguerlo dal castello di Albe, già esistente nelle vicinanze.
Troviamo appena all’esterno filari di case basse e tutte uguali. Abbiamo iniziato a capire che quando da queste parti troviamo queste architetture, il significato è uno solo: la distruzione provocata dal terremoto del 1915 (come ad Aielli).
Non gira una macchina, una bicicletta o una persona a piedi. Solo qualche gatto a ricordarci che in fondo qui ancora vive qualcuno. Eppure quest’altura è stata scelta come avamposto d’osservazione sulla valle sottostante sin dall’epoca preromana.
Dal 1960 è frazione di Avezzano, mentre in precedenza faceva parte del comune di Massa d’Albe.
La chiesa del paese è dedicata a San Giacomo e San Pancrazio e risulta essere del 1941.
Ci lasciamo il silenzio castelnovese alle spalle e prendiamo la SP24. Una strada tranquilla tra le alture abruzzesi, che tra le curve ci riserva una piacevole sorpresa… un arcobaleno da togliere il fiato!

L'arcobaleno da togliere il fiato!
L’arcobaleno da togliere il fiato!

Al prossimo racconto!

Pubblicato da mattrossblog

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