San Benedetto dei Marsi

Appunti di Viaggio

Scendiamo da Pescina percorrendo la strada provinciale 20, che digrada pian piano verso la sottostante piana. La vista dall’alto è unica: un’enorme conca tra le montagne, interamente coltivata con varie piantagioni. Il prodotto più celebre e gustoso è di sicuro la patata di Avezzano.
Superiamo appena il cartello con su scritto “San Benedetto dei Marsi” che notiamo un campo di calcio e vicino un’altra arena. Incuriositi, ci avviciniamo e ci rendiamo conto che non si tratta di un secondo campo di calcio, né di qualsivoglia altro sport: ci troviamo davanti ai resti di un anfiteatro!
Sono ben visibili i quattro ingressi, posti sui due assi principali dell’ellisse che una volta costituiva l’arena dello spettacolo. Degli spalti non rimane molto, se non alcune arcate e i declivi su cui una volta sorgevano le gradinate in pietra. Il tutto sotto un manto erboso che probabilmente ha conservato il sito. L’anfiteatro di Marruvium (nome antico di San Benedetto) è del I secolo a.C.

L'anfiteatro al tramonto
L’anfiteatro al tramonto

Parcheggiamo la macchina e proseguiamo a piedi. Veniamo a scoprire che Marruvium era la capitale del popolo dei Marsi. In seguito, uno dei principali centri abitati romani d’Abruzzo, al pari della vicina Alba Fucens, sulle sponde opposte del lago del Fucino. I resti di questa antica città spuntano un po’ ovunque. Capita quindi che, per il rifacimento del manto stradale di Corso Vittorio Veneto, saltino fuori colonne e mosaici di una Domus.

Scavi di Corso Vittorio Veneto
Scavi di Corso Vittorio Veneto

Ci fermiamo in un forno per assaggiare le famose Ferratelle abruzzesi. Cialde fragranti a base di uova e farina, tipiche della cucina povera tradizionale, da farcire con miele, crema di nocciole o qualsiasi crema spalmabile si voglia!
Continuiamo la passeggiata per San Benedetto (nome ereditato dalla comunità di benedettini qui stanziati nel medioevo) e troviamo i resti di una facciata, anzi metà facciata: è quello che rimane della chiesa paleocristiana di Santa Sabina, crollata con il terremoto del 1915.
Da notare il portone romanico, monumentale.

Chiesa di Santa Sabina
Chiesa di Santa Sabina

Sul lato opposto della strada la chiesa di Santa Maria Assunta, in stile razionalista, concede prosecuzione ideale della cultura cristiana sambenedettese.

Chiesa di Santa Maria Assunta
Chiesa di Santa Maria Assunta

Le sorprese però non terminano qui: sul finire del caseggiato, al lato opposto del paese rispetto all’anfiteatro, troviamo i Morroni: due formazioni in roccia del secondo secolo che avevano funzione funebre per la popolazione locale. Capiamo da questo che l’ampiezza dell’antica Marruvium era pressoché uguale, se non maggiore, all’abitato dell’attuale San Benedetto: aveva terme, templi, domus, un reticolato viario molto esteso e chissà cos’altro aspetta ancora di essere dissotterrato!
Ma allora come mai una città di tali dimensioni e importanza è andata in rovina nei secoli? È presto detto: la fortuna di Marruvium fu anche la causa del suo declino: la manutenzione dei canali (cunicoli di Claudio o di Nerone) che collegavano la piana del Fucino e che permettevano il deflusso delle acque e la bonifica della piana, con il crollo dell’impero romano venne meno. Non passò molto tempo che gli stessi si ostruirono, rendendo nuovamente la piana un territorio paludoso: le acque si alzarono e interi paesi vennero invasi. Fu l’inizio della fine per Marruvium.

I Morroni
I Morroni

Al prossimo racconto!

Pubblicato da mattrossblog

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