Namibia

Appunti di Viaggio

Una terra ricca di contrasti, mai banale e meta perfetta per chi cerca un po’ di avventura: la Namibia.
Ubicata all’estremo sudovest del continente, è caratterizzata da vasti territori desertici e altopiani sconfinati. Trovare acqua dolce è quasi tanto difficile quanto incontrare un essere umano: dopo la Mongolia, è il paese meno densamente popolato al mondo.
L’inglese è la lingua ufficiale, ma è circondato da una miriade di dialetti tribali, oltre che dall’afrikaans, dal tedesco e dall’oshiwambo, lingue regionali riconosciute.

Atterrando all’aeroporto internazionale Hosea Kutako, si ha il primo impatto con la capitale della Namibia, Windhoek, la città più popolosa del paese. È un nugolo di piccole periferie polverose e molto povere, addossate ad un centro direzionale e politico scintillante.

Non c’è molto da visitare, così dopo aver assaggiato carne di kudu, zebra, oryx e springbok in un prelibato spiedino locale, il Bushman Sosatie, e aver provato le birre namibiane più bevute, la Windhoek e la Tafel – due Lager – ci spostiamo verso la costa.
Ma prima… dobbiamo affrontare il deserto!

Affittate macchine, tende e altra attrezzatura, ci dirigiamo verso Solitaire, un avamposto nel nulla, dove la fanno da padrone carcasse di automobili del secolo scorso e… torte di mele e dolci alla cannella!
A quanto pare, il passato di colonia tedesca si fa sentire anche nelle regioni più isolate.

Solitaire

Un rapido stop per sgranchirsi le gambe e ci ritroviamo nel Sesriem Canyon, tra le Moon Muntains, scavato dall’azione millenaria di un fiume che ormai non scorre più.

Sesriem Canyon

Dopo ore e ore trascorse in macchina, la buona notizia è l’arrivo a Sossusvlei e l’ascesa della Duna Elim. Non sarà l’unica su cui saliremo: nei giorni successivi si aggiungeranno Big Mama, Big Daddy e la Duna 45. Godersi tramonti e albe dalla cima di questi spettacoli della natura significa avere il privilegio di ammirare una luce molto intensa e osservare dei colori dalle mille sfumature, mai visti prima.
Tali atmosfere ripagano le sveglie prima dell’alba e la fatica: ogni passo verso la vetta viene inghiottito per almeno tre quarti dalla sabbia. Così il percorso sembra infinito e la sabbia entra ovunque: le scarpe ne sono piene!

I giorni seguenti, altra fantastica esperienza è stata il camminare tra gli alberi fossili di Deadvlei: una distesa desertica rimasta immutata da centinaia di anni, nella quale le distanze sembrano confondere e i giochi di prospettiva danno adito a scatti fotografici fantasiosi…

Passato il Tropico del Capricorno, ci attendono le città costiere. A dire il vero, non è un bel benvenuto, poiché spesso sono circondate da un manto di nebbia che dona loro un aspetto misterioso. La “colpa” è della corrente del Benguela, che spinge vapore acqueo verso le coste e, condensandosi, crea quest’effetto brumoso.
Niente paura, perché i giorni successivi i driver dei 4×4 guidano spericolati tra le scoscese dune del Namib-Naukluft a sud di Walvisbaai, in un sali-scendi degno delle migliori montagne russe occidentali. Ma al disperdersi della nebbia, troviamo ad attenderci un vero spettacolo: scorgiamo le imponenti dune del deserto gettarsi nell’Oceano Atlantico, in uno scontro titanico di forze che da millenni si sfidano senza ancora aver trovato il vincitore.

Altra emozione complessa da descrivere: non avevo mai provato l’ebrezza di salire su un quad. Beh, guidarlo nel bel mezzo del deserto, sfrecciando tra salite e discese sotto l’imponenza della Duna 7 è stato pazzesco!

Swakopmund non ha nulla da offrire ai viaggiatori, se non vaste saline, fenicotteri rosa che si cibano a riva e ostriche a buon prezzo da assaggiare. Sono famose quelle namibiane, per il loro sapore oceanico e il costo molto contenuto. Se poi sono accompagnate da freschi vini sudafricani e da pesce appena pescato, sono una vera delizia.

Il viaggio prosegue verso nord tra strade bianche, dissestate e disseminate di sassi appuntiti. Incontriamo la Skeleton Coast, un vasto territorio immerso in una riserva dove è obbligatorio uscire prima del tramonto, costellato di relitti di navi affondate e vecchie istallazioni per l’estrazione di gas e petrolio ormai in disuso e irrimediabilmente arrugginite. Uno scenario perfetto per squarciare più volte una gomma!

Skeleton Coast

Molto particolare è Cape Corss, un tratto di costa dove una grandissima colonia di otarie risiede e si crogiola al sole. Peccato che lo facciano… tra i loro stessi escrementi! Il puzzo è talmente forte da costringere molti a ricorrere al balsamo di tigre o a sciarpe, da sistemare davanti al naso, nonostante il caldo. Gli adulti spesso sono fuori a pesca e quando rientrano cercano i piccoli che nel frattempo si sono allontanati e si lamentano a loro volta, in un concerto a dir poco stonato di centinaia di animali. Lo scopo di questi versi è ritrovarsi e pare che ogni genitore e ogni piccolo emettano suoni unici, per riconoscersi in mezzo ad altre centinaia. In questo scenario così amorevole, sciacalli e gabbiani si aggirano furtivi sperando di trovare cuccioli indifesi da attaccare.

Otarie a Cape Cross

L’arrivo a Opuwo ci offre l’occasione di fare un po’ di rifornimenti per le auto e per noi, ma anche di comprare zucchero, riso, generi di prima necessità e altri “omaggi” da portare in dono ad un villaggio Himba: una popolazione dalle usanze ancestrali, tra le più antiche del continente africano. Chiudendo gli occhi, sembra di essere catapultati indietro nel tempo: danze tribali, canti e colori rimasti invariati nei secoli. Il fuoco al centro, nel mezzo della notte, dona un tocco di magia al tutto. I villaggi sono composti di poche abitazioni, costruite perlopiù con rami e fango secco, con il recinto delle capre al centro.
Ciò che colpisce di più di queste persone però sono i colori. Un composto marrone ricopre pelle e capelli. Ci viene spiegato che è un preparato a base di burro di capra e un particolare tipo di terra, che serve ad allontanare i parassiti e gli insetti. Sembra che, forse anche a causa della scarsità di acqua in questa regione, non amino particolarmente lavarsi: in particolare i capelli non toccano mai l’acqua, nell’intero corso della loro esistenza!

Danze Himba

Altro momento molto divertente è stato fare rafting tra le rapide del fiume Kunene, al confine settentrionale con l’Angola. Grazie alla scaltrezza delle guide, sconfiniamo per qualche minuto prima di ritornare al nostro camping. Finiamo il giro completamente fradici, ma felici dell’esperienza vissuto.

Fiume Kunene, confine Namibia-Angola

L’Etosha è un esteso parco naturale, famoso in tutto il mondo per la sua varietà faunistica. Segnalato nelle più celebri guide come uno dei più bei parchi africani, non delude di certo! Zebre, elefanti, giraffe, oryx, kudu, gnu, rinoceronti, struzzi, springbok, sciacalli, iene, che abbiamo la fortuna di vedere anche di notte abbeverarsi in una pozza al chiaro di Luna.

Animali all’Etosha

Inutile dire quanto sia impressionante osservare la Via Lattea in queste lande scure e prive di nubi. L’unica accortezza è… fare attenzione agli sciacalli! Una sera poco fuori la tenda, sentendomi osservato, ho girato d’improvviso la testa di lato facendo luce con la torcia frontale: mi sono accorto che lontano solo un paio di metri da me ce n’era uno che mi fissava con gli occhi spalancati. Gli è servito solo una frazione di secondo in cui ho spostato lo sguardo, per allontanarsi assieme ad altri tre compagni di scorribande. Sicuramente tra i due quello più impaurito era l’animale.
Ma che impressione ritrovarsi immersi nella natura più selvaggia, tra stelle, animali e… una piacevole solitudine.
Questa è la Namibia.

Sciacallo

Al prossimo racconto!

Io sulla Duna Elim
Io sulla Duna Elim

Pubblicato da mattrossblog

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7 pensieri riguardo “Namibia

    1. Grazie! Spero di averti davvero incoraggiato, perché è assolutamente un condensato di bellissime esperienze da provare! Sono a disposizione per qualsiasi suggerimento utile! A presto!

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